Di seguito la versione estesa dell’articolo apparso sul Il Mattino di Padova 17 agosto 2021, a firma del dott. Antonio Rigon, amministratore delegato Sinloc SpA
L’Italia oggi parte da una condizione di debolezza originata da uno storico decadimento relativo alla produttività e una lunga e importante riduzione degli investimenti infrastrutturali che ha ulteriormente ampliato il gap in termini di quantità e qualità con i principali paesi sviluppati.
In questo contesto già debole, nel convegno organizzato da Sinloc a metà luglio (registrazione del webinar disponibile a questo link), che ha visto come relatori figure apicali del mondo delle Fondazioni, dell’ISTAT, della BEI, della Banca d’Italia e della CDP, sono emerse ulteriori criticità sia congiunturali che strutturali.
È ben nota, ma non sempre compresa a fondo, la problematica demografica che da tempo caratterizza il Paese e che si è acuita estendendosi anche alle regioni meno sviluppate, tema su cui ISTAT e il suo Presidente hanno da tempo accesso i riflettori, ben prima dell’ulteriore scossone generato dalla pandemia. Inoltre, si sono accentuati gli storici divari territoriali che non riguardano solo l’asse nord-sud ma anche quello tra aree urbane e aree interne. Sono forse meno noti i segnali di preoccupazione che emergono dal potenziale crescente divario occupazionale generato dal distanziarsi tra, da un lato le competenze, digitali e non, che saranno sempre più richieste dalle imprese in grado di vincere sul mercato internazionale, e dall’altro le competenze che oggi le nostre strutture formative e le scelte personali dei giovani sembrano esprimere.
In questo contesto, si calano due grandi opportunità e sfide. Da un lato la trasformazione radicale che l’innovazione tecnologica, in particolare attraverso l’intelligenza artificiale, sta generando sulla capacità competitiva non solo delle imprese, ma anche delle nazioni e dei loro territori. Dall’altro la disponibilità eccezionale di risorse pubbliche che i grandi piani avviati negli Stati Uniti e in Europa stanno mettendo a disposizione dei rispettivi tessuti economici e sociali.
Nel nostro Paese saranno oltre 280 i miliardi disponibili attraverso il PNRR e i tradizionali flussi dei fondi strutturali europei (Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027), che rappresentano un’importante opportunità ma anche una grande sfida e potenzialmente, qualora l’opportunità non fosse colta in modo efficace, la minaccia di un ulteriore incremento del nostro ritardo competitivo.
Come noto, vi è una storica radicata incapacità del nostro Paese di utilizzare a pieno le risorse disponibili, basti pensare che secondo l’ultimo DPF il rapporto tra le risorse spese e quelle programmate dei fondi strutturali europei della programmazione 2014-2020 è di molto inferiore al 50%.
Affidare il cambiamento di rotta alle sole regole più stringenti che l’Europa e il PNRR hanno associato all’utilizzo dei fondi in termini di qualità dei progetti e rendicontazione è importante ma sicuramente non sufficiente.
Chi ha esperienza concreta nello sviluppo delle infrastrutture, soprattutto a livello locale, sa che oltre ad avere le risorse servono progetti coerenti, sostenibili, ben strutturati e ben valutati nel loro impatto, ma servono anche capacità di accompagnamento del progetto stesso, competenze di project e program management, in sintesi capacità esecutiva e realizzativa. Servono quindi strumenti e procedure che garantiscano il collegamento tra risorse, progetti ed esecuzione.
Recentemente, in Europa e in Italia, si sono sperimentate soluzioni che, anche attraverso il coinvolgimento di privati nella gestione, permettono di mantenere un legame organico ed efficace nello sviluppo operativo dei progetti. Un esempio che va in questa direzione è il sistema degli strumenti finanziari promosso dalla Commissione Europea e dalla BEI, che in Italia, in affiancamento ad alcune regioni ovvero ministeri, si sono concretizzate nella costituzione di fondi di sviluppo urbano e transizione energetica (Fondi JESSICA) o di supporto all’innovazione delle imprese (Fondo Ricerca&Innovazione) o infine di supporto alla formazione specialistica universitaria al Sud (Fondo StudioSì BEI-MIUR).
Queste esperienze, in Italia condotte in via sperimentale purtroppo solo nelle Regioni del Mezzogiorno, hanno portato allo sviluppo di numerosi e importanti realizzazioni, riuscendo ad attrarre risorse aggiuntive sia da soggetti privati che pubblici. Un ulteriore esempio sono le piattaforme di Assistenza Tecnica che l’Unione Europea ha messo in campo (come nel caso di successo dei Fondi ELENA) e che anche le Fondazioni di Origine Bancaria stanno replicando con innovative esperienze, portandole anche nei campi della rigenerazione urbana e del sociale.
Si tratta di validi strumenti per accompagnare lo sviluppo delle progettualità da parte degli Enti Locali, velocizzando ed ampliando la crescita di competenze necessarie per attuare gli obiettivi delle transizioni ambientali, sociali e digitali programmati a livello europeo. Diversamente dal progetto strutturato in modo isolato dal singolo ente promotore, con i relativi limiti di risorse e competenze, i progetti originati da questi strumenti permettono di far convergere sui progetti sistemi stabili di competenze selezionati con rigore, dotati di elevata qualità ed esperienza volti alla promozione dell’innovazione, forte sensibilità all’accompagnamento e alla sostenibilità e infine, non meno importante, un rapido accesso alla condivisione delle buone pratiche.
Nella loro essenza, sia gli strumenti finanziari previsti dalla programmazione comunitaria, sia le piattaforme di Assistenza Tecnica attivate dalla stessa comunità, dalla BEI, dalla istituzioni filantropiche e auspicabilmente in futuro anche dagli enti nazionali, sono forme di Partenariato Pubblico Privato in cui il pubblico mantiene un ruolo fondamentale di promozione, indirizzo, regolazione e controllo ma coinvolge poi i privati trasferendo a loro responsabilità nella strutturazione efficace dei progetti e, nel caso dei fondi, nella loro gestione ottenendo spesso peraltro un affiancamento di risorse finanziarie private a quelle pubbliche.